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Sabato 17 Settembre 2016
In Italia gas e luce sono le piĆ¹ care in Europa mentre per i trasporti ci sono chiaroscuri

Le nostre bollette della luce e del gas sono tra le più alte in Ue. I prezzi dei biglietti dei bus e dei treni, invece, sono i meno cari d’Europa. Sono questi i principali risultati che emergono dal confronto realizzato dall’Ufficio studi della CGIA su una serie di tariffe pubbliche applicate in tutta Ue. Come dicevamo più sopra, il prezzo dell’energia elettrica per le famiglie italiane, riferito alla classe media dei consumi domestici annui compresi tra i 2.500 e i 5.000 chilowatt/ora (tasse incluse), si colloca al terzo posto tra i paesi dell’area euro. Dopo la Germania e l’Irlanda, infatti, in Italia il costo dell’energia elettrica sfiora i 243 euro ogni 1.000 chilowatt/ora consumati. Rispetto alla media dei 19 paesi monitorati, le famiglie italiane pagano il 10 per cento in più. I dati sono riferiti al secondo semestre 2015. Per quanto concerne il gas, anche in questo caso il prezzo praticato alle famiglie italiane, riferito alla classe media dei consumi domestici annui compresi tra i 20 e i 200 Giga Joule (tasse incluse), è il terzo più elevato tra quelli applicati tra i paesi dell’area euro. Dopo il Portogallo e la Spagna, infatti, in Italia paghiamo 90,5 euro ogni chilowatt/ora consumato. Rispetto alla media dei paesi dell’euro presi in esame in questa comparazione subiamo una maggiorazione di costo pari a 18,6 punti percentuali. Anche in questo caso i dati sono riconducibili al secondo semestre 2015. “Oltre a scontare l’handicap di essere un paese importatore di prodotti energetici – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – le nostre bollette della luce e del gas sono tra le più care d’Europa anche perché il carico fiscale è pesantissimo. Nelle tariffe elettriche, ad esempio, l’incidenza della tassazione sul prezzo totale nelle fasce di consumo medio da noi è al 39 per cento contro una media europea del 32 per cento. In quelle del gas, invece, la componente fiscale presente in Italia è del 36 per cento, mentre in Ue si attesta al 23 per cento”. Per contro, spostarsi con i mezzi pubblici in Italia è molto conveniente, almeno in termini di prezzo. Nel confronto con le principali città europee, il costo del biglietto di bus, tram e metropolitana di sola andata per una tratta di circa 10 chilometri (o almeno 10 fermate) è il più basso in assoluto. La media misurata a Milano e Roma è di 1,5 euro. Niente a che vedere con il prezzo praticato, ad esempio, a Stoccolma (3,8 euro), a Londra (3,6 euro) e a Dublino (2,8 euro). Biglietti tra i meno cari d’Europa anche quando viaggiamo in treno. Il biglietto di sola andata in seconda classe per una tratta di almeno 200 chilometri applicata a partire dalle stazioni di Milano e di Roma è mediamente di 25,1 euro. Solo la media di Barcellona e Madrid è leggermente inferiore alla nostra (24,5 euro), mentre a Londra il costo è di 66,7 euro, la media di Berlino, Francoforte e Monaco è di 52,4 euro, a Parigi è di 39,5 euro e a Stoccolma di 37,7 euro. “Se pendolari e viaggiatori possono contare su biglietti a basso prezzo – conclude Zabeo – è anche vero che la qualità dell’offerta che ricevono è molto scadente. Ad eccezione delle tratte di lunga percorrenza, il nostro trasporto ferroviario regionale, ad esempio, versa in pessime condizioni. Mancano gli investimenti, il parco rotabile spesso è obsoleto e la disorganizzazione è molto diffusa, soprattutto nel Mezzogiorno.” Dopo bus e treni anche le tariffe dell’acqua sono tra le più basse d’Europa. Se l’acqua potabile costa a Roma 1,62 euro al metro cubo, tra le capitali europee solo ad Atene il costo è inferiore: 1,51 euro. Pesante la situazione che, invece, si verifica in Lussemburgo (5,84 euro/mc), a Berlino (5,70 3 euro/mc), ad Amsterdam (5,31 euro/mc) e a Vienna (4,91 euro/mc). Ma nella prima parte di quest’anno come sono andate le cose nel nostro paese ? Come è avvenuto nel 2015, anche nel primo semestre 2016 è proseguita la discesa delle tariffe pubbliche: purtroppo non tutte, anche se quelle interessate dalla riduzione pesano sui bilanci delle famiglie italiane in misura superiore alle altre. Rispetto al primo semestre 2015, infatti, nei primi 6 mesi di quest’anno la tariffa del gas è scesa del 7,6 per cento, i biglietti ferroviari dell’1,7 per cento, i servizi telefonici dello 0,8 per cento e l’energia elettrica dello 0,2 per cento. Per contro, invece, tornano ad aumentare le tariffe dei trasporti urbani dello 0,3 per cento, quelle dei taxi dello 0,8 per cento, i pedaggi autostradali e la raccolta rifiuti dello 0,9 per cento e l’acqua del 4,5 per cento . “Anche il 2016 – dichiara il segretario della CGIA Renato Mason – dovrebbe chiudersi senza inflazione. Nonostante il calo generalizzato dei prezzi, però, i consumi languono, con ripercussioni negative anche per gli artigiani, i commercianti e le tantissime piccole imprese che vivono quasi esclusivamente di domanda interna. Un quadro, quello dell’inflazione, che sembra non essere destinato a mutare in misura sostanziale nemmeno nel 2017, visto che le previsioni ci dicono che l’andamento nazionale dei prezzi dovrebbe attestarsi su un dato medio pari al +1 per cento”. Da 20 anni a questa parte, comunque, mai come nel 2015 e nella prima parte del 2016 si è verificato un calo così significativo nel numero delle 10 voci tariffarie prese in esame da questo studio. Le ragioni di questo trend 4 vanno ricercate nella riduzione dei prezzi dei prodotti petroliferi avvenuti nell’ultimo anno e mezzo, nell’andamento del tasso di cambio favorevole e nella dinamica dell’inflazione che, anche per il 2016, dovrebbe risultare prossima allo zero per cento.

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